Campania – (di Rachele Bernardo) La tipicità dei pomodorini vesuviani si riscontra nell’antica pratica di conservazione “al piennolo”, quella caratteristica tecnica per legare fra di loro i grappoli o “scocche” dei pomodorini maturi, fino a formare un grande grappolo che viene poi sospeso in locali aerati, assicurando così l’ottimale conservazione fino al termine dell’inverno.
Nel corso dei mesi il pomodorino, pur perdendo il suo turgore, assume un sapore unico e delizioso, che soprattutto i napoletani apprezzano particolarmente per preparare sughi prelibati ed invitanti.
Ha una tradizione agricola antichissima, le sue origini sembrano collegarsi al Centro – Sud America, fu importato dagli spagnoli in Europa durante la seconda metà del 1500.
La peculiarità del pomodorino del Piennolo DOP è l’elevata consistenza della buccia, ma non meno importante è l’alta concentrazione di zuccheri ed acidi che allungano i suoi tempi di conservazione. È, inoltre, ricco di valori nutrizionali: qualità antiossidanti per la buona percentuale di licopene; sali minerali e potassio, fosforo, selenio e magnesio.
📍L’area tipica di produzione e conservazione del pomodorino del piennolo coincide con l’intera estensione del complesso vulcanico del Somma-Vesuvio, includendo le sue pendici degradanti sino quasi al livello del mare.
I terreni vulcanici ricchi di minerali, il forte sole mediterraneo e l’antico metodo di coltivazione, con l’ausilio di paletti di legno e fili di fibra naturale che evitano al pomodoro di entrare in contatto con il terreno, fanno in modo che la sua crescita e coltivazione sia ottimale.
Secondo una leggenda, il pomodorino del Vesuvio si ciba della stessa lava del Vulcano, da qui il suo colore così rosso. 😊
“Piennolo .. sono ardente rosso!
Alle radici mi nutro di lava,
sono zucchero e sale.”
– Rachele –
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